Conclusioni e prospettive

Conclusioni e prospettive

Conclusioni e prospettive

Il nostro è davvero un mestiere? E che cosa vuol dire occuparsi di comunicazione della scienza? Queste domande sono state il punto di partenza del percorso che ha intrapreso PICS e che ci ha portato più lontano del previsto.

Il quadro della comunicazione della scienza che emerge da questa fase preliminare del progetto è estremamente ricco e variegato. Gli sketchnote tendono a semplificarlo ma, al tempo stesso, evidenziano la complessità delle relazioni esistenti al suo interno. Ambiti che generalmente vengono percepiti come molto distanti tra loro si sono ritrovati curiosamente vicini, se non addirittura sovrapposti. Come nel caso del giornalismo scientifico e dell’arte. La deontologia professionale del giornalista scientifico prevede elementi come l’indipendenza, la promozione del senso critico e l’attenzione a non separare i fatti dai valori e i contenuti scientifici dagli aspetti politici e sociali. Le caratteristiche di un artista, visto come “filosofo della contemporaneità”, sono l’indipendenza e la libertà, l’attenzione agli aspetti sociali attraverso l’integrazione tra fatti e valori. Questi due ambiti apparentemente distanti, in realtà, condividono buona parte dei loro principi etici. Gli stessi da cui si potrebbe partire per individuare quel necessario minimo comune denominatore etico dei comunicatori della scienza. Necessario per definire una identità di questa categoria professionale eterogenea e, di conseguenza, per promuovere un immaginario pubblico.

Buona parte delle riflessioni condivise nel corso degli incontri e di quelle proposte negli approfondimenti realizzati dai singoli componenti del gruppo di lavoro possono ruotare intorno a tre grandi dicotomie. E possono evidenziare come, in realtà, queste siano dicotomie apparenti.

La prima vede da una parte l’incertezza e la complessità della scienza e dall’altra l’esistenza di una verità (in relazione alla realtà). L’apparente inconciliabilità tra questi due “poli” può generare una serie di ostacoli e di imbarazzi per chi comunica la scienza. Eppure l’incertezza può coesistere con la verità.

La seconda dicotomia vede da una parte la capacità del comunicatore di essere godibile per un ampio pubblico (la comunicazione “pop”) e dall’altra la capacità di puntare alla qualità e al rigore. Anche questa contrapposizione può essere superata. La godibilità può convivere con la qualità.

E, infine, la terza dicotomia contrappone da una parte la necessità di comunicare la scienza in modo da promuovere un “senso critico” (nei confronti dei prodotti e dei processi della scienza, nei confronti delle relative policy, eccetera) e dall’altra la necessità di conquistare la fiducia di un pubblico tendenzialmente alla ricerca di soluzioni semplici per questioni complesse. Rendere accessibili non solo le conquiste scientifiche ma anche le “zone d’ombra” della scienza potrebbe (e dovrebbe a nostro avviso) favorire la crescita di credibilità nei confronti del comunicatore della scienza e degli scienziati stessi.

Le tre dicotomie non sono le uniche che si possono identificare nel panorama della comunicazione della scienza ma sono quelle più evidenti emerse nel corso di questo specifico progetto. Occuparsi di comunicazione della scienza significa in qualche modo riuscire anche a superare e gestire adeguatamente tali apparenti contrapposizioni.
E per farlo occorre dotarsi di una serie di “strumenti”. La filosofia e la storia della scienza, la pedagogia, le scienze cognitive e sociali, la ricerca artistica e (ovviamente) la ricerca scientifica sono alcuni degli ambiti in cui possiamo trovarli.

Il percorso portato avanti da PICS conferma un risultato emerso in tanti altri contesti di ricerca, cioè la necessità di adottare un approccio multidisciplinare e interdisciplinare. Sarebbe addirittura auspicabile puntare alla transdisciplinarietà, pratica forse sperimentata con più attenzione e familiarità nel mondo dell’arte. E sarebbe auspicabile iniziare seriamente a parlare anche in Italia di una “scienza della comunicazione della scienza”, come disciplina a sé che si serve di strumenti eterogenei appartenenti a discipline consolidate, ma che ha tutti i requisiti che servono per condurre indagini rigorose e sistematiche al fine di produrre conoscenza con una sua relativa autonomia.

Per alimentare una riflessione profonda sulla comunicazione della scienza appare evidente che oltre agli strumenti-competenze di cui dotarsi occorre definire con cura quali sono gli obiettivi del comunicatore. E, prima ancora, quali sono le motivazioni che spingono una persona a occuparsi di comunicazione della scienza. Questo ci porta inevitabilmente a mettere in luce e in discussione i nostri principi etici, tappa fondamentale per definirci e farci riconoscere all’esterno.

Il progetto PICS è è partito da alcune domande per giungere infine a una nuova domanda. Facciamo un mestiere che spesso non viene riconosciuto come mestiere (dal mondo del lavoro, dall’Accademia, dal pubblico stesso, ecc.). Per farlo ci dovremmo dotare di un grande numero di strumenti e competenze. Poi dovremmo applicare tali competenze in modo transdisciplinare o almeno interdisciplinare.
Perché lo facciamo?

FRAME – Divagazioni Scientifiche

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